DA FONTANA DI PREGIO A DISCARICA. ECCO LA SORTE DELL’ARCHITETTURA NELLA CAPITALE DELLA CULTURA

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Doveva essere un esempio di architettura da manuale. E’ diventata una discarica abusiva. E’ la fontana sita nel rione Serra Venerdì in viale XXI Settembre che da diverso tempo ormai è in degrado, tanto da essere utilizzata dai cittadini come discarica che accoglie vecchi mobili, pneumatici ed è infestata dall’erba. Una vera vergogna l’abbandono di monumento che doveva essere un punto di aggregazione per il quartiere e che invece è diventato un ricettacolo per topi e rettili. In più la presenza di acqua stagnante contribuisce a diffondere un odore ripugnante nei pressi del manufatto. La storia dell’opera progettata nel 1987 da Carlo Pozzi con Rocco Tosti e Antonio Conte è nota e si riannoda a quelle spine di verde nate dalla cultura urbanistica di Piccinato: purtroppo il progetto realizzato (parco e fontana), come tante altre opere in questi decenni di ordinario scempio, ha subito un inimmaginabile e sconfortante degrado. Un’opera ormai inservibile. Eppure si tratta di una fontana di pregio riportata su tutti i manali dell’Architettura italiana e sulle più prestigiose riviste del settore. La fontana in oggetto fa parte di un complesso ben più vasto, il “Parco urbano di Serra venerdì” che sebbene sia attualmente in forte degrado, rappresenta una pietra miliare dell’architettura contemporanea europea tanto da essere stato inserito nell’Almanacco dell’architettura Italiana (Electa 1993) e nella “Storia dell’architettura italiana, Il secondo novecento” (a cura di Francesco Dal Co, Electa 1997) come esempio di equilibrato rapporto tra giardino, città e territorio. Insomma, il parco è un riconosciuto gioiello di architettura del verde per la felice osmosi tra la natura (costituita dall’ampia pineta) e il contesto urbano, ma qui non lo sa nessuno. Dal cuore del parco un sentiero, finemente realizzato con ciottoli, arriva fino alla fontana che è una citazione di architettura agreste visto che riprende nella configurazione un abbeveratoio, come ce ne sono tanti nelle campagne materane. Qundi l’architetto Pozzi ha assegnato un ruolo importante alla fontana che costituisce il trasferimento in termini di architettura dei “giardini della meditazione urbanistica” di Luigi Piccinato, il rinomato architetto che ha disegnato Matera. Ma il destino della fontana sembra essere quello del degrado e dell’abbandono.

Qualche tempo fa il progettista della fontana e del parco, Carlo Pozzi aveva scritto all’Amministrazione comunale chiedendo di fare qualcosa per fermare il degrado del Parco. Aveva offerto addirittura la propria consulenza progettuale gratuitamente nel caso ci fosse necessità di intervenire con modifiche o ripensamenti di qualche ambito funzionale della struttura.
“Negli anni ho scritto ai Sindaci che si sono succeduti –afferma Pozzi- denunciando il degrado del parco e la mancata gestione del complesso: non ho mai ricevuto risposta”.
L’architetto Pozzi, che oggi insegna Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura di Pescara e l’ Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti, conserva gelosamente ancora tutto il materiale riguardante il parco materano e ha dimostrato sicuramente più interesse al problema rispetto a quanto abbia fatto l’Amministrazione Comunale.
“Nonostante il lavoro mi abbia portato lontano da Matera -continua Pozzi- tengo molto a questo progetto che all’epoca vide come convinto promotore il sindaco Saverio Acito. A dire il vero, sin dal 1993 il parco non ha mai avuto un piano di gestione e nessuna Amministrazione successiva se ne è preoccupata. Per questo l’intero parco con le attrezzature, i suoi percorsi ginnici, l’area camper, la zona pic-nic e il bar è andato in malora. Così come la fontana. Non si può abbandonare così un simbolo al quale la città è legata visto che riprende quella idea di ‘spine di verde urbano’ tanto care al maestro Piccinato. In più devo sottolineare un fatto molto importante: la fontana riprende per alcuni aspetti (come le numerose bocche d’acqua) quella delle 99 Cannelle che c’è a L’Aquila. Dopo il sisma dell’Abruzzo questo è un motivo in più per recuperarla. Mi auguro che gli Amministratori adottino la stessa sensibilità mostrata per il recupero dei Sassi al ripristino del parco”.
Giovanni Martemucci

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