La scuola di via Bramante a Matera: una vergogna

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“2019 volte vergogna” questa scritta campeggia sul muro nei pressi della scuola elementare di via Bramante. C’è da chiedersi se l’anonimo scrittore avrà avuto buone ragioni per poter stendere questo messaggio; per capirlo bisogna entrare nella scuola a qualche mese dalla sua chiusura e convincersi che quanto scritto fuori appare riduttivo perché quello che rimane di una scuola è solo un lontano ricordo, tutto è stato saccheggiato e distrutto. Il sindaco, ad agosto 2013 dispose la chiusura immediata del plesso distribuendo le aule in altre scuole quelle di: Via Marconi, di piazza degli Olmi e di via Lazazzera. “Oggi arrivi in questa scuola abbandonata da qualche mese – afferma Adriano Pedicini Consigliere comunale di opposizione- e trovi la porta aperta poi, quando si è dentro, ciò che subito ti colpisce e il forte odore di escrementi, qualche residuo di cibo e le scritte in arabo sui muri. Non ci vuole molto a capire che in quella struttura ci vive qualcuno, ma soprattutto che hanno rubato tutto; intorno demolizione e razzia. Si preleva tutto ciò che può avere una qualunque utilità economica, persino i termosifoni sono stati smontati per essere venduti come ferro. E pensare che al termine dello scorso anno scolastico, l’amministrazione comunale ha eseguito i lavori di straordinaria manutenzione, ristrutturazione e adeguamento e messa in sicurezza dell’impianto elettrico ed antincendio della scuola elementare di via Bramante, per un importo complessivo di 320 mila euro, denaro della comunità buttato e non servito a nulla, perché dopo alcuni mesi dall’ultimazione dei lavori la scuola è stata chiusa”. La distruzione e evidente in ogni angolo di questa grande struttura; vetri rotti ovunque e termosifoni scardinati dalle pareti, porte e finestre smontate e portate via, così come tanti arredi, computer, pannelli e quadri elettrici nuovi, lampadari, quel che non è stato asportato è stato demolito. Al primo piano si trova la segreteria con vetrate infrante, armadi aperti e rovistati alla ricerca di qualcosa, carte e dati sensibili gettati per terra, l’intero archivio della scuola con i dati degli insegnati fruibili a chiunque. “E’ al piano terra – continua- che trovi gli alloggi di chi vuole ripararsi dal freddo, aule oggi adibite a dormitorio, con fetidi materassi in terra, senza lenzuola e con coperte accatastate sui giacigli. Poi vi sono anche locali adibiti a cucina di fortuna, pentole bottiglie e alcuni alimenti poggiate su quelle che erano scrivanie e banchi di scuola. Il tutto nell’indifferenza di chi quella struttura la dovrebbe vigilare ed evitare il saccheggio, cercare di recuperare almeno in parte quanto speso per non creare un maggiore danno alla collettività; impedire che si crei una situazione di estremo degrado e di emergenza. Quello che sta accadendo in quel luogo assume risvolti inquietanti, la gente del rione ha paura e non si avventura neanche nei pressi della scuola, nessuno tenta di entrare, la paura è grande e si rimane sbigottiti al pensare che chiunque, impunemente possa occupare una struttura e rendere invivibile un quartiere. Il baricentro della sicurezza e dell’accoglienza è decisamente spostato verso politiche che privilegiano lo stare a guardare, il non far nulla ed il pressapochismo, si fa un solo parlare di questi fondamentali concetti per poi restare passivi, non vi è neanche un lontano pensiero di diffondere sicurezza intesa quale promozione di processi sociali e culturali, soprattutto quando si parla di emigrazione e accoglienza. Credo che chiunque abbia diritto a cercare migliori condizioni di vita e possibilmente nel paese che meglio gradisce, ma è imprescindibile il rispetto delle leggi e del vivere civile; l’accoglienza deve essere sentita quale dovere e le strutture sociali se ne devono far carico, ma nella nostra città è tutto affidato al caos istituzionale più totale, un nota stonata e dissociata, senza dialogo e raffronto tra amministrazione comunale e le organizzazioni caritatevoli che fanno più di quel che possono. Quello che rimane oggi di una scuola pagata dalla comunità con sacrifici è una carcassa svuotata, che rimarrà lì non so per quanto tempo e non ci sono parole che possano esprime meglio il concetto, sono le immagini che più di ogni altra cosa definiscono la realtà. Per tal motivo ritengo di rivolgere un appello, dando informazione di quanto stia accadendo, alle forze dell’ordine affinchè si possano garantire valutazioni sensate della sicurezza urbana atteso che da parte del sindaco su tali aspetti vi è solo silenzio”.

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