“Non si tratta di raccogliere fondi. Si tratta di donare, di donare possibilità”, così Seth Godin – uno degli esperti più influenti del marketing contemporaneo – ha dato il via alla 18ª edizione del Festival del Fundraising, davanti a 1.488 partecipanti riuniti sia nella grande sala plenaria sia in collegamento nelle altre stanze del Palariccione. Il filo conduttore di questa edizione è “Intelligenza Alternativa”, per pensare a nuovi modi per utilizzare la tecnologia al servizio della raccolta fondi. Un’esplosione di idee, energia e visione che ha dato il via a quella che si preannuncia un’edizione memorabile.
Una partenza orchestrata da chi crede davvero nel fundraising
La plenaria inaugurale è stata aperta da Stefano Malfatti, Presidente del Festival e da Elisa Castellucci, responsabile dell’iniziativa, che hanno ricordato il valore del fundraising come atto di fiducia verso il futuro e dato voce alla community di operatori del terzo settore. Poi, la conduzione è passata nelle mani di Valerio Melandri, fondatore del Festival, che ha accolto Seth Godin con una promessa: “Questa sarà la plenaria che ci farà ripensare tutto”.
Strategie? Sì, ma con visione.
“Molti hanno una strategia, ma esitano a dichiararla. La strategia è un ombrello. Serve per quando piove, non per quando fa comodo”. Con il suo stile diretto e provocatorio, Godin ha sfidato le organizzazioni nonprofit a uscire dalla logica della quantità e a concentrarsi sulla qualità del legame con i propri sostenitori. “Taglia la tua lista di donatori a metà. Ascoltali, no spam (non infastidirli), l’interesse deve essere sincero. Il fundraising non è per tutti. Ma è per quelli giusti”. Con questa frase, Godin ha ribaltato la narrazione tradizionale, spingendo i fundraiser a scegliere con cura i propri donatori, a costruire una “tribù” che si riconosca nella causa e che voglia farne parte. Offrire loro un modo per esprimere il proprio senso di moralità, d’impatto, d’identità.
Italian Fundraising Award 2025: premiati due protagonisti del cambiamento
Durante la plenaria pomeridiana è stato assegnato l’Italian Fundraising Award 2025, il primo e più importante riconoscimento dedicato ai professionisti e alle professioniste del nonprofit. A vincere è stato Paolo Ferrara, Direttore Generale di Terre des Hommes, per la sua visione strategica e l’impatto concreto generato a favore dei diritti dei bambini in Italia e nel mondo.
“Inizialmente ho provato imbarazzo quando mi hanno comunicato di aver vinto il premio, perché nessun risultato, nemmeno il più piccolo, è frutto di uno sforzo individuale piuttosto di un impegno condiviso. Il fundraising genera cambiamento sociale e nasce sempre dell’incontro con le persone e di quel fattore potentissimo che è la fiducia – spiega Ferrara durante la premiazione –. Credo che la raccolta fondi sia un atto civico essenziale per raccontare che un altro mondo è possibile e ognuno può dare il suo contributo”.
L’Italian Fundraising Award Young (under 39) invece è andato a Iolanda Ciliberto, Responsabile Fundraising e Sviluppo di Antoniano Onlus, per la sua capacità di innovare con passione, creando campagne di grande impatto e costruendo relazioni autentiche con i donatori.
“È responsabilità di noi fundraiser pensare al futuro del settore. Il segreto è la cura e la passione anche nonostante la fatica – sottolinea emozionata Ciliberto –. L’obiettivo è sempre alzare l’asticella e fare di più. Ai giovani dico: prendetevi il vostro spazio con coraggio e scegliete bene le vostre guide”
Un momento carico di emozione è stata la consegna del Premio alla Memoria di Riccardo Bonacina, fondatore della testata Vita e voce autorevole del Terzo Settore, è stato consegnato alla moglie Nicoletta Castelli Dezza e all’amico e collega Giuseppe Frangi. Un riconoscimento che va oltre la celebrazione: è un atto di gratitudine collettiva per chi ha saputo raccontare con coraggio, rigore e passione le storie di chi ogni giorno si prende cura del mondo.