Mario Draghi al World Business Forum di Milano: leadership in tempi di crisi e sfide per l’Europa

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Intervenuto al World Business Forum di Milano, l’ex presidente della BCE Mario Draghi ha affrontato il tema della leadership in tempi di crisi, delineando le caratteristiche essenziali per un leader di successo: competenza, coraggio e visione. Un intervento, davanti ad una platea di oltre 3.000 imprenditori e manager che lo hanno accolto con una standing ovation, ha spaziato su diversi temi cruciali, dal rafforzamento della difesa europea alla centralità della democrazia, con uno sguardo attento alle sfide globali che l’Europa deve affrontare.

La difesa europea: spesa, frammentazione e innovazione
Uno dei punti centrali del discorso di Draghi è stato il settore della difesa, dove l’Europa si trova ad affrontare sfide significative. “Siamo secondi solo agli Stati Uniti nella spesa complessiva per la difesa, ma forse c’è qualcosa che non va”, ha dichiarato il professor Draghi, sollevando una riflessione su un paradosso evidente: nonostante i grandi investimenti, l’Europa non sembra essere in grado di garantire la propria sicurezza in caso di conflitto su larga scala. Nonostante la spesa è alta, la capacità di vincere una guerra resta in dubbio.

Draghi ha poi toccato un aspetto cruciale della difesa europea: la frammentazione. “La produzione è troppo dispersa”, ha detto, riferendosi alla difficoltà di soddisfare una domanda crescente di equipaggiamenti militari. Ogni paese europeo ha una propria produzione, spesso su scala ridotta, e questo rende difficile soddisfare rapidamente le esigenze in caso di emergenza. Il risultato è una mancanza di standardizzazione: l’Europa ordina armamenti simili ma non compatibili, creando difficoltà nel coordinare gli aiuti. Un esempio concreto riguarda l’Ucraina, dove i vari paesi europei hanno inviato armamenti eterogenei, dai carri armati ai cannoni, mentre gli Stati Uniti, al contrario, hanno optato per un approccio centralizzato, inviando un tipo unico di armamento e quindi semplificando e generando economie di scala. Secondo Draghi, per essere più efficaci, i paesi europei devono imparare prima a pianificare la spesa in maniera strategica e coordinata, evitando la dispersione delle risorse.

Un altro punto sollevato da Draghi riguarda gli investimenti in ricerca e innovazione nel settore della difesa. Gli Stati Uniti, ha osservato, destinano il 16% del loro bilancio della difesa alla ricerca, mentre l’Europa si ferma al 4%. “Prima di spendere, bisogna sapere come spendere”, ha ammonito, sottolineando l’importanza dell’innovazione tecnologica per mantenere una difesa competitiva e al passo con i tempi.

L’Europa e la dipendenza dagli Stati Uniti
Un altro tema centrale è la dipendenza economica dell’Europa dagli Stati Uniti nel settore della difesa. Nonostante gli enormi investimenti europei, l’80% dell’equipaggiamento militare inviato in Ucraina è di origine statunitense. Questo comporta un problema economico per l’Europa, che continua a spendere ingenti risorse senza ottenere ricadute economiche interne. “Se l’Europa fosse in grado di produrre autonomamente, si creerebbe un moltiplicatore economico che stimolerebbe la crescita europea”, ha affermato Draghi, facendo un appello per una maggiore autonomia produttiva.

Il futuro dell’Europa: dalla tecnocrazia alla democrazia
Draghi ha poi rivolto l’attenzione alle sfide politiche interne all’Europa, ribadendo che la “strada della tecnocrazia è finita”. L’idea che le decisioni politiche possano essere affidate esclusivamente a tecnici e burocrati non è più sostenibile. “L’unica strada ora è quella della democrazia”, ha dichiarato, indicando che il futuro dell’Europa dipende dal rafforzamento delle istituzioni democratiche, in particolare il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali. Una riflessione che si inserisce nel contesto di un’Europa che ha ormai superato la fase iniziale di integrazione e si trova ad affrontare sfide globali che richiedono un’azione politica più coesa e consapevole.

Ottimismo europeo e realismo politico
Alla domanda sulla sua storica visione ottimista riguardo l’Europa, Draghi ha risposto con una battuta: “se si vuole essere pessimista – scherza – beh, il pessimista resti a casa”. Ha riconosciuto che la discussione sull’Europa tende a essere pessimista, con chi sostiene che si potrebbero fare molte più cose e chi invece ritiene che l’Europa stia esagerando. Tuttavia, Draghi ha ricordato che storicamente gli ottimisti hanno sempre avuto ragione. “Essere ottimisti sull’Europa significa essere realisti”, ha affermato, confermando la sua visione positiva e fiduciosa sul futuro dell’Unione Europea.

Una leadership pragmatica e propositiva
Infine, Draghi ha fatto riferimento alla sua esperienza come presidente del Consiglio italiano, durante un periodo di grande emergenza legato alla crisi economica e alla pandemia. Ha sottolineato che il suo governo ha gestito la situazione “benino”, ma ha anche chiarito che non intendeva dare lezioni a nessuno. Il suo intervento al World Business Forum, pur trattando temi di grande serietà, ha rispecchiato la sua visione pragmatica e propositiva per l’Europa, che deve affrontare le sfide globali con maggiore unità, consapevolezza e una leadership forte, competente e democratica.

L’analisi di Draghi ha evidenziato un’Europa che, pur trovandosi di fronte a difficoltà e sfide considerevoli, ha ancora ampie possibilità di crescita e rafforzamento, a condizione che affronti le sue problematiche interne con determinazione e coesione, investendo nelle risorse giuste e facendo tesoro delle lezioni del passato.


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