“Facciamo il pane e moriamo di fame”. Il racconto del Pane di Matera non attrae i giovani. La provocazione di Antonio Nobile

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Il manager enogastronomico Antonio Nobile
Lancia la provocazione sul prezzo del pane di Matera evidenziando, il problema delle giovani generazioni che si stanno allontanando dall’arte quotidiana della panificazione, il manager enogastronomico materano Antonio Nobile.
“Il pane più buono del mondo non sfama più coloro che si occupano di prepararlo sollevando l’intera  comunità dal gravoso compito. I fornai sono vittime di una ingiustizia economica quotidiana che li vede costretti ad elemosinare la modica cifra di due euro e ottanta per un chilo di pane meraviglioso che in realtà  vale esattamente il doppio”.
 
“Il pane quotidiano di Matera – afferma Nobile- viene letteralmente svenduto, ‘dis-prezzato’ e svuotato dell’inestimabile valore che una eccellenza gastronomica lucana riconosciuta in Italia e in Europa meriterebbe. Di chi è la colpa di questa insostenibile ingiustizia? La colpa naturalmente è dei fornai che continuano a lavorare vivendo sugli allori dei bei tempi andati, ignorando i cambiamenti sociali, economici e politici, sono caduti nella trappola della lotta alla conquista del successo attraverso la concorrenza spietata, tendenzialmente orientata a ricorrere al ribasso a tutti i costi”. 
La folle corsa al ribasso ha drasticamente ridotto le risorse economiche necessarie a sostenere i costi di gestione, che invece sono esponenzialmente lievitati, e ad eliminare gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il mancato aumento del prezzo del pane ha costretto i panificatori materani a lasciare nel cassetto il progetto per l’ottenimento dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP). L’etichetta Igp per il pane di Matera richiede investimenti e promozione da parte dei panificatori che ricadrebbero sul prezzo del pane ma nello stesso tempo crescerebbe la notorietà e la qualità del pane di Matera con risvolti positivi anche per il territorio dove esso si produce.
 
“In parole povere -sottolinea Nobile- allo stato attuale, molti panificatori non raccolgono nemmeno i soldi per pagare i fornitori delle materie prime, gli operai o le tasse e ricorrono all’indebitamento bancario alienando eventuali proprietà come la casa. Si è creato così un circolo vizioso che ha svalutato la professione degradandola al punto che nessuno pensa di abbracciare la nobile carriera di panificatore. Il racconto del buon pane di una volta non affascina più, come nel passato della Città dei Sassi, le nuove generazioni. Il fornaio contemporaneo ha bisogno di rinnovare la consapevolezza legata a questa antica arte ma soprattutto ha bisogno di coraggio per impegnarsi ad ottenere la giusta ricompensa per il duro lavoro che la preparazione del buon pane richiede quotidianamente, ogni notte. Se non si adegua il compenso al giusto sacrificio che l’arte della panificazione richiede, sarà difficile attrarre i giovani verso questa professione, disperdendo miseramente quella tradizione che ha fatto grande il pane di Matera”. 

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